Il medico di medicina generale, o medico di base, è una figura fondamentale nel Sistema Sanitario Nazionale. Centrale il suo ruolo, infatti, soprattutto nella fase diagnostica dei primi sintomi delle malattie, in particolare quelle rare. La decodificazione e l’interpretazione dei segni che insorgono, possono essere determinanti per un approccio terapeutico tempestivo, efficace e spesso salva vita nelle manifestazioni precoci della patologia.
Il MMG – medico di medicina generale – è importante non solo nell’interpretazione dei segnali precoci e nella loro esatta lettura in relazione alle patologie rare, ma anche nell’individuazione dei prodromi di acuzie cardiologiche, ictus, fenomeni psichiatrici, e molte altre aree di intervento che afferiscono alla medicina generale e particolarmente focalizzata sulla sua funzione preventiva. Tuttavia per realizzare queste sfide, i MMG devono essere adeguatamente formati attraverso un training costante e attrezzati con le tecnologie del caso. Tante le proposte di riforme in tal senso, tra le quali quella del 2019, che erano state redatte prefiggendosi un cambiamento atteso ma mai giunto a compimento.
Le riforme si sono sempre arenate di fronte alla necessità di reperire le risorse e l’intuizione del legislatore, sostenuta dalla vasta platea degli interessati, sullo scoglio dei finanziamenti per metterle in pratica. Eppure questa riforma appare essere un elemento di priorità, considerato l’impatto positivo che potrebbe avere sul sovraffollamento delle strutture di Pronto Soccorso, realizzando un primo filtro sui pazienti. Uno screening tempestivo e/o un intervento di primo soccorso possono contribuire in modo sostanziale a salvare delle vite e al funzionamento del sistema.
Ma i problemi legati al ruolo non finiscono qui. Anche il percorso per arrivare ad esercitare la professione, con l’accesso delle università subordinato al test di ingresso, è poco ligio – secondo i colleghi anziani – a garantire gli standard di equità e merito. Il numero chiuso è un limite, secondo molti, all’accesso di categorie di studenti molto motivati che potrebbero esercitare con passione, quindi sarebbe meglio affidarsi ad una mortalità fisiologica come negli altri atenei. Questo porterebbe a rimpinguare le fila esigue con dei nuovi medici, considerando che la categoria è sempre più oberata da una concentrazione massiccia di pazienti assegnati dalle ASL.
Il problema dell’esigenza di nuovi MMG è emersa con chiarezza durante l’epidemia di Covid –19 e ha segnato profondamente la percezione sociale del ruolo, interpretato di nuovo in tutta la sua valenza civica e della sua importanza per la comunità. Nemmeno l’istituzione di facoltà private di medicina, come proposto in alcuni contesti, sembra essere la soluzione al problema: gli esperti spiegano che l’università e la formazione relative ad una funzione pubblica tali devono rimanere.
Infine un’ultima riflessione. Con l’evolversi della burocratizzazione, il rapporto medico-paziente è diventato molto più distaccato e filtrato (basti pensare all’introduzione del segretario/assistente incaricato di segnare le ricette): si risparmia sul tempo ma si perde in termini di conoscenza e fiducia. Ma la burocrazia confusionaria dovrebbe essere presto sostituita dai processi di digitalizzazione, stando a quanto previsto nel PNRR.